Inquinamento atmosferico in Italia tra passato e futuro: il Pncia e l’Ilva di Taranto

A pochi mesi dalla Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è svolta fra il 31 ottobre e il 12 novembre 2021, l’Italia ha approvato la sua roadmap per l’aria pulita, il Programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico (Pncia), con le indicazioni del Ministero della Transizione ecologica per ridurre le emissioni inquinanti entro il 2030.
I provvedimenti riguardano i settori della produzione di energia elettrica, sia per il residenziale che per il terziario, l’agricoltura e i trasporti.
Il primo passo è il superamento graduale del carbone entro il 2025 con l’eliminazione progressiva degli impianti di generazione elettrica alimentati a carbone. In parallelo, per raggiungere questo obiettivo, sono previsti una serie di interventi che hanno lo scopo di garantire la sicurezza del sistema e la completa integrazione delle energie rinnovabili.
Intanto però, recentemente, l’Onu ha citato Taranto tra i siti più inquinati al mondo. L’Organizzazione delle nazioni Unite - in un rapporto sugli obblighi in materia di diritti umani relativi al godimento di un ambiente sicuro, pulito e sostenibile – ha accertato che la produzione nell’impianto siderurgico Ilva di Taranto ha compromesso la salute dei cittadini e violato i diritti umani per decenni, causando un grave inquinamento atmosferico. I cittadini che vivono nelle vicinanze dell’impianto “soffrono di malattie respiratorie, cardiache, cancro, disturbi neurologici e mortalità prematura”.
Il rapporto è stato pubblicato e approvato dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu il 12 gennaio 2022.